Quando si parla di piramidi si pensa subito all’Egitto, ai faraoni, al maestoso mondo antico cullato dal Nilo. Eppure non troppo lontano dal fiume Adda la vegetazione nasconde qualcosa che proprio non ti aspetti: tre piramidi a gradoni, con lo stesso orientamento e inclinazione. Base, lati e pendenza di queste strutture sono identiche, una coincidenza quasi impossibile in natura, che alimenta il mistero delle piramidi di Montevecchia, a Rovagnate.

Siamo in Val Curone, a quindici chilometri da Lecco, ma queste tre formazioni collinari ricordano la Piana di Giza. Apparentemente sembrano tre colline ma l’osservazione satellitare svela qualcosa di più enigmatico, come il posizionamento che ricorda le tre stelle della cintura di Orione. Gli egizi creavamo sempre un filo conduttore con il cielo per le loro piramidi, per permettere ai defunti di ritrovare la via di casa. E queste piramidi sarebbero state realizzate proprio a scopo religioso e non per finalità agricole, visto che quel terreno non può essere coltivato.

Le piramidi di Montevecchia ricordano quella del faraone Zoser, nella necropoli di Saqqara, considerata uno dei più grandi monumenti dell’antico Egitto. L’incredibile scoperta è stata fatta dall’architetto Vincenzo di Gregorio quindici anni fa, scatenando la curiosità degli amanti del mistero e del soprannaturale. Questo perché secondo le ricerche effettuate dallo scopritore, sarebbe stata un’antica civiltà a modellare le colline di roccia calcarea formandone i gradoni che si possono intravedere oggi.

Nella zona sono state trovate le tracce del più antico insediamento preistorico lombardo. E pare che la piramide centrale, detta Belvedere Cereda, fosse un sito astronomico utilizzato dai Celti ancor prima dell’arrivo dei Romani. Oggi le piramidi sono custodite all’interno di un parco regionale e si possono trovare alla terza tappa del percorso naturalistico dei Prati Magri, di facile percorrenza, a piedi o in bici.

I commenti dei lettori